Aiwenor Nanda

Aiwenor Nanda

Generalità

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Nome: Aiwenor Nanda
Razza: Elfa Silvana
Sesso: Femmina
Età: 120
Allineamento: Caotico Buono
Classe: Bardo
Fazione: Ordine Trascendente

Descrizione

Descrizione Fisica: Un’Elfa adolescente, priva di qualsiasi tipo di segno dell’età. Ha una folta chioma di capelli bianco candido, striato d’argento. Grandi occhi verdi, simili a quelli di un felino.
Pelle molto chiara, tendente al perlato. Corporatura esile e movenze estremamente eleganti ed aggraziate. Alta 1, 65 per un peso di soli 50 kg.

Descrizione comportamentale: La si può ritenere abbastanza tipica nei modi per qualcuno che ha scelto di seguire sia la strada dell’Ordine, che quella del Caos. Aiwenor mostra, nella maggior parte del tempo, un atteggiamento pacifico e rilassato, che potrebbe mutare nel caso in cui riconoscesse un pericolo per sé o per qualcuno, anche qualcuno che non conosce. Di natura si mantiene neutrale nei confronti delle situazioni, poiché non si ritiene pacifista né guerrafondaia.
Sopporta tutto, bene o male, ma nutre un profondo rancore nei confronti dei Tiefling, che considera creature generate dal Male e dall’Odio, degli Elfi Oscuri, che ritiene siano frutto di una notte occasionale e di una debolezza carnale, e degli Harmonium, che ritiene di dover estraniare dal proprio percorso di vita. Unica eccezione è Sheeran’Yves, che più volte le ha dimostrato gentilezza e disponibilità, facendole conoscere il rovescio della medaglia Harmonium, rigidi e severi di pensiero.
Non tende generalmente a soffermare la propria attenzione sui culti e sui credi divini, piuttosto è convinta che la sua propensione verso l’Ordine ed il Caos sia il punto esatto dell’Equilibrio, fondamento che ha sempre caratterizzato e segnato la sua vita. Sul concetto di Equilibrio interiore ed esteriore è imperturbabile, quasi irremovibile. Nonostante questo, è sempre ben disposta ad ascoltare e ponderare le opinioni altrui, come ben dimostra da quando si è avvicinata alla fazione dei Cifrati, più comunemente chiamata Ordine Trascendente. Aiwenor crede di poter trovare la perfezione delle idee e del pensiero nello stile comportamentale di chi è entrato a far parte di questo mondo.

Storia

Per glorensil era un periodo di tumulti, perché le creature planari malvagie avevano scoperto il segreto per raggiungere il piano Primario e avevano preso d’attacco tutto quello che vedevano nuovo ai loro occhi. L’interessamento, in realtà, era dovuto alla particolarità dei mantelli elfici che donano l’invisibilità a chi li indossa, e il ristoro dopo l’affaticamento. Un po’ per dovere, un po’ per amore della patria, la guardia del villaggio si era adoperata per contrattaccare ed allontanare gli ostili, ma la maggior parte degli elfi silvani della zona era stata brutalmente maciullata e resa cenere fertile per la terra. Una cenere che un giorno avrebbe reso Glorensil il villaggio più attorniato di flora rara, dopo Faunel. Eruanna ed Helkar, elfi del piccolo villaggio e superstiti degli attacchi, si conobbero durante gli scontri e si amarono a tal punto che diedero vita alla loro più importante creazione, la figlia Aiwenor Nanda. In realtà Nanda non rappresenta un cognome, poiché non tutte le famiglie elfiche sono costrette ad addossarsene uno per essere riconosciute, caratteristica tipicamente umana. Letteralmente, il nome della fanciulla dalle orecchie a punta significa “Melodiosa Arpa” e, per chi la conosce, crede che sia la sua perfetta rappresentazione e che i genitori non abbiano potuto scegliere nome migliore.
Questi ultimi sono ancora in vita e rappresentato un ramo importante nel commercio di Glorensil, poiché sono stati nominati come responsabili degli affari con tutto il Primario Materiale.
Aiwenor è figlia unica, ma nonostante questo conserva dentro di sé il ricordo di una famiglia alla quale non è mancato l’affetto di un componente in più. Certo, forse il fatto di essere stata sempre l’unica e la sola agli occhi dei suoi creatori può aver influenzato il metro di giudizio riguardo la condivisione e la collaborazione. Infatti ha sempre preferito fare da sé, e fare bene.
Con Eruanna ed Helkar mantiene ottimi rapporti, basati sulla sincerità, sulla fiducia e il rispetto reciproco. La madre è l’unica persona con la quale si confida anche per i segreti più intimi del suo animo di giovane tormentata. Con il padre, il rapporto è leggermente differente dato che vede in esso, principalmente, una figura virile e protettiva, forse fin troppo opprimente.
A Glorensil mette piede ogni tanto per passare a salutare i suoi “vecchi” e per mostrare all’esigente mentore i miglioramenti ottenuti. In fondo, è legata alla culla natìa e alla naturalità del posto, che le dona sempre una piacevole sensazione di tranquillità. A Glorensil, come lei stessa narra, si ode il canto degli stormi di pappagalli che in nessun altra zona si può udire. Attualmente, l’elfa non ha una casa e un posto fisso in cui vivere. Le sue giornate si dividono tra le strade della Gabbia (preferisce evitare l’Alveare e il Quartiere Alto), Maar Shadda e Sepil.

Chi la conosce da poco deve sapere che in 120 anni elfici di vita, Aiwenor è stata riconosciuta come l’elfetta più equilibrata e ponderante del villaggio. Crescendo si è creata la fama di eccellente arpista e musicista, passione che coltiva assiduamente dall’epoca in cui la Melodia è entrata a far parte di lei e l’ha “avvolta in un abbraccio, danzando sul pentagramma tra soavi note”, come racconta a chi le pone domande sul percorso intrapreso. Percorso che ha approfondito studiando le tecniche musicali di Difesa, Cura e Attacco Psichico, che preferisce menzionare con i termini professionali di Esgal, Lash Ore e Danwedh. Nel racconto, tiene e tende sempre a precisare che non è stata lei a scegliere la Melodia, ma è la Melodia ad averle indicato la propria strada, senza mai crearle particolari problemi o ripensamenti. Gli studi sono stati ampliati poi all’uso dell’arco, strumento elfico per eccellenza data la sua propensione a vedere meglio di altre razze e ad avere una precisione molto più alta. Con l’arco, Aiwenor ha imparato a misurare la forza e la capacità del proprio avversario, facendosi un’idea sempre più precisa sulla sua anatomia e su quali punti è meglio colpire, per ottenere un migliore risultato. Di nemici non ne ha molti, dato che la maggior parte di essi neanche è a conoscenza della riluttanza che lei offre loro, nelle amare veglie notturne e nelle meditazioni giornaliere.

I suoi allenamenti sono stati puntigliosamente organizzati e seguiti da Helevorn, un vecchio mentore del villaggio al quale vengono affidate le giovani leve che un giorno entreranno a far parte della difesa principale di Glorensil. Un vecchio, chissà. Chiunque ascoltasse questa storia sarebbe propenso a pensare che si tratti del solito vecchietto ormai non più in grado di mostrare concretamente le proprie abilità, e che soltanto a parole può ordinare ai “piccoli” cosa fare. Parlando ancor più generalmente, si potrebbe pensare che è il solito elfo della vecchia guardia troppo legato alle tradizioni, alla cultura della stirpe e della patria. In realtà Aiwenor deve (o non deve, come direbbe lei) ad Helevorn il suo primo ingresso nella Gabbia, Sigil.
Questo è forse l’evento più significativo che ha segnato la sua “breve” vita. Lei lo racconterebbe così…
“Mi sono trovata schiaffata su un gigante anello polveroso e inquinato da gas maleodoranti e nocivi, che mi hanno provocato una tosse che mai ho dovuto conoscere e sopportare a Glorensil. Che cos’ha del Primario, questo posto? E’ così differente da casa mia, io non volevo venire qui. Ma Helevorn dice che è importante, che ne va del mio futuro sul Multiverso. Non ha voluto spiegarmi granché ma, da quel che ho capito, qui in questo posto orribile, si riuniscono la maggior parte delle creature planari, buone o cattive che siano. Qui si possono conoscere storie e culture di posti mai sentiti nominare e le idee vengono scambiate attraverso dibattiti e discussioni, che a volte sfociano in qualche omicidio o, più semplicemente, in una rissa. Col tempo, mi sono abituata al modo di vivere che la gente adotta nella Gabbia. Qui esistono delle leggi che, purtroppo, devono essere rispettate se non voglio trovarmi il forziere vuoto dei miei cerchietti di metallo. Insomma sono un po’ avide queste guardie. Qui esistono anche delle forze armate nominate per difendere chi governa; una certa Signora, come la chiamano. Dicono sia molto forte, e molto pericolosa. Dicono anche sia permalosa, infatti nessuno osa mai nominarla. A me non interessa conoscerla, tantomeno sapere che capacità ha. Mi limito a rispettare il silenzio, e consiglio alle zolle di fare altrettanto. Sono certa che dietro questa storia vi siano losche trame, e loschi individui come quei Tiefling, e quelle facce brutte degli Orchi! Ma lo sapete cosa m’è successo il primo giorno che ho messo piede qui?! Sono stata arrestata senza motivo!! Io, che sono così abituata alla libertà dei campi e alla brezza che mi carezza mentre cavalco fiera il mio destriero. Nay, Sigil non è affatto posto per me. Qui usano un linguaggio diverso dal mio, molto più rozzo e crudo. Qui non conoscono l’armonia della razza elfica, anzi nemmeno la sopportano. Qui non vogliono nemmeno che tenga Ambra al mio fianco, senza sganciare grane. Ma perché sono così attaccati ai soldi? Accidenti, sembrano Naugrim, eppure il denaro non è l’unica cosa che conta. Insomma… c’è l’Amicizia, l’Equilibrio, l’Amore… eh già, l’Amore. Ma che ci penso a fare, questi idioti non capiranno mai. Devo ammettere che, però, Sigil mi ha portato anche qualcosa di buono. Da brava stordita quale ero, sono stata accolta e istruita da alcune persone gentili, come Sheeran, Selynn, Asra… e poi c’è Katen. Oh accidenti, Katen. Che tipa strana, non sembra neanche un’umana. Ma come si fa a crescere in un posto come l’Abisso? Ah già, perché da Sigil si arriva anche agli inferi, al mondo occulto!Che mondo perverso e pericoloso, ay. Mai visti tanti demoni e tanti Balor in vita mia. Sono un’elfa, credevo di sapere tutto ma mi sono resa conto di sapere neanche un decimo di quanto si deve. Alla fine di tutto questo, però, il Primario si è dimostrato ancora una volta come il mio migliore amico. Mi ha donato qualcosa che nessun altro potrà mai donarmi… ma questo lo racconterò più in là.”

Chi ha concepito Aiwenor Nanda, le ha fatto dono di una caratteristica poco comune, alquanto singolare si potrebbe dire. La pelle dell’elfa può gelare al contatto con le stalattiti, e può bruciare se a contatto con una fiamma ardente, eppure non le permette di avvertire cambiamenti di temperatura. Aiwenor non sente caldo, né freddo. Per questo motivo è costretta a porre più attenzione degli altri a dove mette piede, mani, e qualsiasi parte del proprio corpo. Potrebbe rischiare di morire senza accorgersene. Questo elemento particolare non le causa alcun disagio, almeno non ora. Un tempo era fonte di profonda preoccupazione per i genitori, che la vedevano allenarsi con archi glaciali ed infuocati e ogni volta avevano un sussulto al cuore. Mai nessuno, però, si è permesso di deriderla o credere che questa potesse essere una menomazione che rende impossibile la vita al di fuori del cantuccio di casa. Anche perché, Aiwenor non avrebbe ascoltato nessuno.

Aggiornamenti

Aiwenor Nanda entra a far parte delle ideologie dell'Ordine Trascendente come Namer.

Ringrazia ancora il giorno in cui ha scelto di fare di testa propria, perché il Primario le ha fatto un grande dono: Artalic Nailo.
Artalic è una creatura appartenente alla sua stessa specie, con una storia differente e delle origini altrettanto differenti, di cui Aiwenor non ama parlare per rispetto. Ecco, il sentimento più profondo dopo l’Amore che lega lei a lui è il Rispetto. Solo di fronte agli Aasimar, che considera creature degne di rispetto ed ammirazione, china il capo come lo fa di fronte ad Artalic, o Ereinion come lo chiama lei. Sebbene abbia sempre scelto la solitudine e la dedizione alla Musica, l’elfa ha sfogliato un nuovo capitolo della sua storia dopo l’incontro con il compagno con il quale spera di rimanere per l’eternità, secondo le tradizioni del legame della Natura. Ora ha persino un soprannome; Beren Anna (Stella Lucente). Non potrebbe di certo desiderare di più, nemmeno dalla sconosciuta realtà planare.

Dicono di lei


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