Pantheon Azteco (Aztec Pantheon)

Pantheon Azteco (Aztec Pantheon)

L'ascesa degli dèi aztechi - by Alexandre Langlois

Il mito dei cinque soli

Illustrazione del mito dei cinque soli - autore ignoto

Alle origini della religione azteca c'è una peculiare visione del tempo e dello spazio, che al più alto livello della creazione si mescolano insieme diventando la stessa cosa, fondendosi con la divinità assoluta al di fuori del mondo materiale. Sfortunatamente, la matassa dello spazio-tempo si è sbrogliata. È compito degli dèi impedire che si rovini ulteriormente, ed è compito dei mortali fornire loro supporto. Per capire questo concetto di spazio-tempo, potrebbe essere utile per immaginare una ruota con quattro larghi raggi, uno per ogni punto cardinale. C'è anche il mozzo della ruota, che ha un quinto posto. Quando la ruota gira, sembra un'entità unica e solida, ma quando è a riposo appare costituita da parti separate. Il mozzo e ciascuno dei raggi rappresentano differenti ere cosmiche, chiamate "soli", ciascuno dei quali è associato con una direzione, un colore e un gruppo di divinità diverse. Sebbene i soli esistano contemporaneamente fianco a fianco, anch'essi ruotano in uno schema sequenziale che dà all'evoluzione dell'universo una natura ciclica. Mentre la ruota gira, diversi soli predominano sul mondo fisico e, all'interno di ogni sole, solo alcune forme di vita terrena possono esistere. Per questo, il cambiamento di un sole è sempre catastrofico, e comporta grandi trasformazioni. Gli Aztechi vivono nel Quinto Sole, situato nel mozzo della ruota. In qualche modo, esso è la culminazione di tutti gli altri soli, e l'unico in cui l'umanità sia stata in grado di sopravvivere. Per impedire che il quinto sole cada, gli Aztechi devono nutrire e rafforzare i loro dèi – pena la fine del mondo!

Il primo sole

I due poteri più importanti del pantheon sono Quetzalcoatl e Tezcatlipoca, spesso visti in opposizione come il creatore e il distruttore (rispettivamente). In rare occasioni, comunque, essi cooperano: sebbene siano potentissimi anche da soli, è solo insieme che, per esempio, hanno potuto creare il mondo. Nel farlo, però, hanno litigato su chi dovesse essere il primo sole. Tezcatlipoca – che era nero come le ombre – rubò il nuovo sole e se lo legò alla cintola ma, a causa della sua oscurità, riusciva ad illuminare solo per metà giornata. Alla fine, Quetzalcoatl lo cacciò dal cielo usando un paletto gigante, e prese il suo posto come nuovo sole.

Il secondo sole

Dopo la creazione del mondo, Quetzalcoatl visse in forma umana presso i mortali, donando loro gli strumenti della civiltà – agricoltura, arti e mestieri, governo, pietà – e servendo i loro regnanti come consigliere. Tezcatlipoca, roso dall'invidia, prese anch'egli forma umana, usando i suoi poteri per causare discordia tra le genti. Schiavizzò interi villaggi spingendoli a compiere atti autodistruttivi. Con l'aiuto di sua sorella Tlazolteotl, Tezcatlipoca riuscì perfino a far ubriacare Quetzalcoatl facendogli perdere la dignità. Tale fu la sua vergogna che Quetzalcoatl ordinò di radere al suolo la sua città preferita e seppellirne i tesori. Poi raggiunse la costa e prese il largo su una zattera fatta di serpenti, promettendo di tornare un giorno a reclamare il suo regno. Non molto tempo dopo, l'impero azteco collassò.

Il terzo sole

L'agricoltura è il fondamento della civiltà. Dai lavoratori e artigiani ai nobili e guerrieri, tutti dipendono dall'abbondanza dei raccolti prodotti da campi, frutteti e chinampas. Non è quindi sorprendente che il dio della pioggia Tlaloc sia tra i più venerati del pantheon: senza la pioggia il raccolto avvizzisce, ed è vitale che i giusti riti vengano compiuti ogni anno per propiziarsi un buon raccolto. Con la sparizione di Quetzalcoatl come secondo sole, Tlaloc reclamò il cielo e prese il suo posto, fino a che Quetzalcoatl mandò una pioggia di fuoco a distruggere la terra. Le fiamme bruciarono in modo così intenso da ardere perfino il sole, e le persone sopravvissute si trasformarono in tacchini. Quindi, Quetzalcoatl invitò Chalchihuitlicue, moglie del dio della pioggia, a diventare il quarto sole, ed ella accettò.

Il quarto sole

L'era di Chalchihuitlicue come sole fu segnata da una pioggia incessante, che sommerse le montagne trasformando le persone in pesci. Piovve talmente tanto che il cielo cadde, e con esso il quarto sole. Quando poi Quetzalcoatl scopri la Montagna del Cibo – dove mais, fagioli, peperoni e molto altro erano rimasti nascosti sin dall'alba dei tempi – chiese agli altri dèi cosa farne. Molti gli consigliarono di distribuirlo tra i mortali, ma non Tlaloc, che riuscì a rubare tutto il cibo mentre gli altri discutevano. Il dio della pioggia possiede ancora il cibo preso alla Montagna, e lo distribuisce solo in certe parti dell'anno – a volte di più, a volte di meno.

Il quinto sole

Il quinto sole - autore ignoto

Quando venne il momento di scegliere il quinto sole, gli dèi accesero un falò e si radunarono attorno al fuoco per decidere chi sarebbe stato il prossimo. Nessuno voleva sacrificarsi, e così scelsero Nanahuatl, dio della sfortuna. Egli esitò, ma gli altri lo convinsero; chiuse gli occhi e si gettò nel fuoco. Quando il suo corpo fu bruciato completamente, viaggiò sottoterra fino all'orizzonte. Ma quando il nuovo sole comparve all'orizzonte, grande e luminoso, si fermò. Gli dèi inviarono un falco a controllare, e il falco ritornò con il messaggio che il nuovo sole si rifiutava di sorgere a meno che gli altri dèi non si sacrificassero offrendogli i propri cuori. Le divinità capirono che il nuovo sole era troppo potente per resistergli, e così acconsentirono a sacrificare i propri cuori. Soddisfatto, Nanahuatl – ora chiamato Tonatiuh – cominciò il suo viaggio attraverso il cielo come quinto e attuale sole.

L'origine degli attuali seguaci del pantheon

Le leggende del Pantheon Azteco narrano di un gruppo di nomadi emersi dalla mitica caverna di Aztlan, i quali vagarono per il mondo portandosi dietro l'idolo di legno del loro dio patrono, Huitzilopochtli. Tutte le terre fertili erano già occupate, ed essi erano troppo deboli per sfidare i popoli delle altre città-stato. La salvezza arrivò con le parole di Huitzilopochtli, il quale disse loro che sarebbero stati al sicuro una volta raggiunta un'isola, e visto un'aquila sopra un cactus con un serpente nel becco. L'isola era poco più di un mucchio di rocce fuori da un lago, ma gli Aztechi vi costruirono comunque la loro nuova casa. L'area era facilmente difendibile, non reclamata da nessuno, e ben presto si trasformò in una vera e propria città. Gli abitanti impararono ad aumentare l'area edificabile riempiendo le paludi di terra e rocce, e costruirono chinampas, isolotti realizzati ancorando recinti di vimini al fondo del lago e riempiendoli di limo e canne. Questi chinampas rendevano straordinariamente fertili le terre coltivate, e le scorte stabili di cibo consentirono di dare vita a una città magnifica. Le case più umili erano fatte di mattoni cotti, le più nobili di pietra e stucco, ma tutte erano di un bianco immacolato e la maggior parte aveva piccoli cortili. Ovunque, la città era perfettamente pulita e piena di fiori, con le strade completamente dedicate al traffico pedonale. Protetti da questa fortezza invulnerabile, i suoi abitanti furono in grado di dedicarsi alla loro occupazione preferita: la guerra.

La pratica del sacrificio

Neanche gli dèi sono immuni alla tragedia.1

Il sacrificio è una componente fondamentale della religione di questo pantheon. Gli dèi non sono onnipotenti: creare il mondo ha richiesto notevole sforzo, e devono sforzarsi anche per mandarlo avanti. In cambio della luce solare, della pioggia e degli altri doni divini, ci si aspetta che i mortali nutrano gli dèi. Non solo con la fede, ma con sacrifici tangibili: senza di essi, gli dèi diventerebbero deboli e senili, causando l'arresto della grande macchina del mondo. Molti seguaci del Pantheon Azteco praticano quotidianamente sacrifici animali, immolando bestie allevate appositamente per questo scopo. Gli uccelli, specialmente quaglie e colibrì, sono i più comuni. Anche i cani sono spesso sacrificati agli dèi, oltre che utilizzati come cibo per gli umani. In altre cerimonie, i sacerdoti praticano la distruzione rituale di oggetti in terracotta. Sono piuttosto comuni anche le offerte di sangue umano. I penitenti si flagellano la carne con verghe spinate e piazzano gli strumenti insanguinati in un ricettacolo di tessuto come offerta agli dèi. Praticamente chiunque – giovani e vecchi, nobili e popolani – prima o poi deve eseguire qualche sacrificio. Come parte della vita ascetica, i sacerdoti di questi poteri spesso praticano l'autolesionismo.

I poteri aztechi

Divinità Azteche - by Kevin Sharpe

Anche se molti dèi aztechi sono innegabilmente malvagi, presiedono fenomeni naturali necessari a tutte le cose viventi. Pur avendo chiesto un prezzo terribile, queste divinità hanno anche generato il bene del mondo: cibo e bevande, bellezza e meraviglie, famiglia e amicizie. Il modo in cui vengono venerati varia da città-stato a città-stato, e perfino da individuo a individuo. Alcuni gruppi ingaggiano guerre continue solo per catturare più prigionieri e nutrire gli dèi con sacrifici umani, altri praticano il sacrificio molto più di rado. Alcuni sgherri venerano gli aspetti più innocui di divinità malvagie e glissano sugli aspetti più violenti del loro credo: per esempio, Tlaloc inteso come la pioggia generatrice della vita o Tezcatlipoca in quanto protettore degli oppressi. Per contro, in una cultura malvagia, una divinità teoricamente buona potrebbe essere placata con rituali terrificanti. Il male è sempre il male, comunque, e un chierico che indugi troppo in rituali abietti (come il sacrificio umano) non tarderà molto a diventare malvagio egli stesso. Anche se meno interessate all'etica e alla morale del normale (forse perché non risiedono nei Piani Esterni), queste divinità disapprovano comunque le azioni opposte alla propria sfera di influenza – nessun chierico di Tlaloc, per quanto malvagio, avvelenerebbe mai del cibo. A differenza di molti altri pantheon, gli dèi aztechi non risiedono nei Piani Esterni ed hanno invece i loro reami nella volta celeste, all'interno della sfera di cristallo di un singolo Mondo Primo sconosciuto. Pare che alcuni primevi callidi in grado di viaggiare nello spazio abbiano perfino raggiunto le loro dimore; chiunque osi tentare una simile impresa senza invito, però, ha ben poche probabilità di trovare il dio in casa.

Fino a non molto tempo fa, il Pantheon Azteco comprendeva anche Camaxtli, dio del destino, che si diceva conoscesse tutti i segreti del multiverso. Sfortunatamente, quel potere è stato ucciso da Orcus nella disperata ricerca della sua perduta Bacchetta e il Piano Materiale è stato quello che ne ha sofferto di più. All'epoca (prima della Guerra delle Fazioni), l'evento ebbe ripercussioni anche a Sigil, dove un gruppo di sacerdoti di Camaxtli, sconvolti attaccò il Tempio Infranto accusando gli Athar della sua sparizione. Molte zolle innocenti da entrambi i lati vennero messe nel libro dei morti prima che gli Harmonium potessero intervenire a sedare la rivolta. Si dice che Quetzalcoatl, capo del Pantheon Azteco, abbia giurato vendetta contro l'assassino di Camaxtli, e fatto voto di setacciare i Piani fino a che non riuscirà a trovarlo.


Bibliografia
1. Tratto dalla pagina "Panteon Azteco" su "sigilonline.altervista.org" - vedi la pagina.
2. Tratto dalla pagina "Aztec Powers" su web.archive.org, archiviato da "A Tiefling's Exultation (www.geocities.com)" - vedi la pagina.
3. Tratto dalla pagina "Pantheons of the Multiverse: The Aztec Pantheon" su "alzrius.wordpress.com" - vedi la pagina.
4. James M. Ward, Troy Denning, Legends & Lore, TSR, Agosto 1990 (cod. 2108), pp. 49-54.
5. David Schwartz, Aztec Mythos I in Dragon Magazine #352, Paizo Publishing, Febbraio 2007 pp. 96-97.
6. David Schwartz, Aztec Mythos II in Dragon Magazine #354, Paizo Publishing, Aprile 2007 pp. 90-91.
7. David Schwartz, Aztec Mythos III in Dragon Magazine #356, Paizo Publishing, Giugno 2007 pp. 90-91.
8. David Schwartz, Aztec Mythos IV in Dragon Magazine #358, Paizo Publishing, Agosto 2007 pp. 88-89.

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