Devi-Śakti: la Dea

Devi-Śakti: la Dea

Scheda: Devi


- Titolo: vedi testo

- Epiteti: L'Energia, La Dea

- Livello di Potenza: Maggiore o superiore

- Simbolo: no

- Piano di residenza: L'intero multiverso

- Genere: Femmina

- Allineamento: Neutrale

- Area di influenza: no

- Adoratori: no

- Allineamento dei chierici: Tutti

- Domini: no

- Mantelli: {$mantelli}

- Pantheon: Vedico

- Divinità alleate: no

- Divinità nemiche: no

- Arma preferita: no


Dio stesso è Mahamaya che illude il mondo con il suo potere e che fa apparire la magia della creazione, della conservazione e della distruzione. La Dea ha messo questo velo di ignoranza davantti ai nostri occhi. Noi possiamo entrare nella camera interna soltanto quando essa ci fa passare attraverso la porta.1

Come nel caso di alcune altre divinità del Pantheon Vedico (per esempio Shiva, Brahma o Vishnu), la Dea non è solo una specifica divinità ma incarna un principio multiversale. Alcuni accademici e vegliardi litigano tutt'oggi, cercando di stabilire il grado di potere di questa entità nella gerarchia del divino: si tratta di un principio impersonale, come la Cadenza, di una Divinità Maggiore, di una Sovradivinità come lord Ao, di un Potere o della Fonte stessa? Pare davvero non sia possibile determinare in maniera univoca lo status della Dea.

Secondo i seguaci del Pantheon Vedico, tuttavia, la Dea, come Mahamaya, personifica l'Illusione Universale, nei cui limiti e sotto la cui schiavitù esistono tutte le forme, grossolane e sottili, angeliche o terrestri, e anche quelle dei più alti déi. Essa è la prima incarnazione del principio trascendente e, come tale, è la madre di tutti i nomi e di tutte le forme.

Natura e funzioni della dea

La Dea genera ogni altro essere e comprende il Multiverso - by C. Sivas

Śakti: la Dea come Energia

Tutte le consorti dei vari déi sono sue manifestazioni e, in quanto shakti o poteri dei loro mariti, rappresentano l'energia che le ha fatte manifestare2

Nulla può esistere senza un ambiente in cui collocarsi, senza un substrato da cui scaturire. Affinché una cosa esista, è necessario che abbia una possibilità e una ragione d'essere. Abbiamo visto3 che il substrato universale si chiama Immensità (Brahman); che la possibilità meccanica della manifestazione consiste di due tendenze opposte, la coesione (Vishnu) e la dispersione (Shiva) e che la risultante, il principio da cui nasce lo spazio-tempo, si chiama Essere Immenso (Brahma).

La tensione fra le due tendenze opposte, che fa nascere la possibilità del movimento nel substrato, è rappresentata come la forma primaria dell'Energia (Śakti). È l'energia, e non semplicemente i potenziali opposti dai quali essa nasce, la fonte dell'esistenza manifesta. L'energia non è la qualità dell'una o dell'altra tendenza, né la loro semplice relazione. Essa rappresenta qualcosa di più, qualcosa di nuovo. Non appena la manifestazione si innesca, l'energia è presente dappertutto, in tutto, sostanza di tutto.

  • L'Energia è negli dei: la qualità divina, infatti — non solo nel Pantheon Vedico —, compare in ciò che ha la maggiore quantità di energia. È soltanto quando il substrato privo di qualità, di forme, di movimento è toccato dall'energia trascendente, centro di energie senza limiti, che l'universo può essere creato, mantenuto e distrutto. La stessa nozione di "divinità" si fonda su quello di potenza. Gli dei sono gli esseri più potenti. La divinità del divino è l'Energia.
  • Ma l'Energia è anche all'interno di ciascuna creatura. Solitamente dorme assopita alla base della spina dorsale (negli umanoidi) e, in questo stato, viene detta kundalini. Essa, tuttavia, può venire stimolata gradualmente grazie allo yoga, la disciplina meditativa che secondo i vegliardi è stata trasmessa ai mortali dal dio Shiva.

Devi: l'Energia è femminile

Essendo l'aspetto creatore del divino, la potenza da cui scaturisce la Creazione, da cui nascono gli dei vedici, tramite cui essi procreano, l'Energia è considerata femminile. La potenza generatrice, infatti, è insita nella natura dinamica e femminile del divino: senza la Śakti, il dio è come immoto cadavere (shava), incapace di agire, di manifestarsi, di realizzare la sua ideazione del mondo. È lei che lo risveglia dall'estasi profonda perché, sciogliendo la sua concentrazione, liberi le forme all'esistenza e dia vita al multiverso. Matrice di tutto il fenomenico, la Dea è il "ricettacolo", la materia prima, formata a elementi energetici, che è l'indispensabile sostegno di ogni manifestazione apparente.

Il mondo come percezione e godimento: logica della manifestazione

La cosmologia (che i seguaci del Pantheon Vedico chiamano Sāṃkhya) rappresenta questo potere di manifestazione sia come la forza di coesione, la forza centripeta che permette l'organizzazione della materia e che è chiamata Vishnu (l'Immanente), sia come la controparte femminile del dio.

L'Energia è l'origine del mondo fenomenico ma anche del piano cosciente della sua creazione, come pure il principio della conoscenza o percezione, attraverso il quale si attua l'esistenza, reale o apparente, del mondo. Perciò la Dea è rappresentata sia come conoscenza che come coscienza. Senza di essa, gli dei sono morti, inattivi, sconosciuti, inesistenti, non operanti. Lo Śaktismo, forma esoterica ed estrema del culto, vede nella Dea il momento eterno di autocoscienza e libertà del Brahman (l'Assoluto), l'aspetto "dinamico" in opposizione all'impassibile folgorare della coscienza irriflessa di Shiva con cui la Dea — nell'aspetto di Kali — è intenta ad accoppiarsi. I più devoti a questa forma di culto esaltano la Śakti nel suo ruolo di Signora suprema al vertice del Pantheon Vedico, oggetto di culto nelle sue varie manifestazioni, tra cui primeggiano Kali e Tripurasundari.

Il manifestarsi di un mondo la cui natura è energia esige due poli opposti. La sostanza, la materia del mondo, è la corrente che unisce questi due poli. La materia non è qualcosa di stabile, ma energia pura organizzata nello spazio-tempo. All'interno della Trimurti, la sostanza del mondo non è simboleggiata né da Shiva né da Vishnu (o da Śakti). È invece la tensione tra le loro potenze — il dio Brahma — a rappresentare la materia. Nel caso a Vishnu si sostituisca la Dea, l'equilibrio rappresentato da Brahma si configura come attrazione (raga), godimento (ananda), piacere (kama), amore. Un'immagine rozza ma esatta del processo della creazione è l'unione dei sessi che è percepita essenzialmente come piacere. Il godimento è la sostanza del mondo e, secondo i seguaci di questo culto, è ciò che avvicina i mortali al divino.

La dea ed il culto

In tutti i riti che si propongono realizzazioni immediate il culto popolare s rivolge di preferenza alla Dea, alla madre, all'amante: è il punto di vista tantrico. È l'elemento femminile presente io ogni essere quello che ci lega al mondo materiale; attraverso di esso, dunque, sarà possibile disfarsi dei vincoli che tengono attaccati al mondo. È la Dea a permettere la realizzazione dell'opera creatrice. È ancora la dea a controllare l'immaginazione del dio, la sua follia creatrice o distruttrice. È l'intercessore. Occorre rivolgersi a lei.

Appellativi ed epiteti della Dea

Il dio è l'ideatore del mondo. Per realizzare il suo piano, ha bisogno di un esecutivo, di una forza materiale, di una "energia". L'Energia è quindi la sua prima manifestazione, il suo complemento scaturito da se stesso. L'Energia viene dunque raffigurata come il potere di Shiva o di Vishnu, oppure di Brahma. Considerata in quanto potere della loro forma combinata (Ishvara), essa è denominata l'Onnipotente (Bhagavati), la Risplendente (Devi). Può essere concepita da sola, come l'energia che appare nell'Immensità neutra, simile a un maelstrom da cui sembrano scaturire l'esistenza e le tre tendenze. in tal caso è chiamata Illusione (Maya). In cosmologia, quando questa potenza diventa manifesta, viene chiamata Natura (Prakriti).

Date le sue caratteristiche e funzioni, inoltre, Devi è venerata come Mahalasa, la Grande Attiva. Ma è anche Mohini, Colei che infatua lo spirito in perfetta contemplazione. La sposa del dio è, in alcuni testi, Adishakti, Potenza Originaria, e al contempo Mahamaya, la Grande Illusione che incanta le creature con le forme del cosmo, ma anche Mahavidya, la Sapienza Suprema, fattore della sua liberazione.

Le dee più importanti del Pantheon Vedico, aspetti di Devi-Śakti

Come fonte di tutti gli aspetti del manifestarsi, la Dea è una e molteplice. Quale che sia l'aspetto del mondo che consideriamo, vi troviamo alla base un'energia, una Śakti particolare che è un aspetto della Śakti universale. Perciò la Dea ha più nomi, più forme che, da un punto di vista rituale, possono apparire come principi differenti, perfino contrari. Essa è quindi vergine e madre, benevola e terribile, esterna ai mortali o presente in essi. Percepiamo innumerevoli Śakti e insieme la loro unità.

I dieci oggetti della conoscenza trascendente (Maha-Vidya)

Ogni giorno vediamo il crepuscolo dissolversi nella notte. L'ora dell'oscurità più profonda è il momento più lontano dal giorno. Se paragoniamo il ciclo del giorno con quello delle ere, la mezzanotte della notte universale sarà il momento del silenzio assoluto, sul quale regnerà, incontestato, il potere cosmico della distruzione, il potere trascendente del tempo, Maha-Kali.

Il ciclo completo dell'esistenza, come quello del giorno e della notte, può essere suddiviso in dieci parti principali, connesse con il simbolismo del numero cinque: i cinque aspetti di Shiva e i cinque aspetti della Dea uniti come il giorno e la notte.

I dieci aspetti del ciclo del tempo sono concepiti come un'epitome della creazione, un riassunto di tutti gli stadi dell'esistenza, di tutto ciò che può essere conosciuto. Questi sono i dieci aspetti del potere di Shiva. Conoscerli equivale — secondo i seguaci del Pantheon Vedico — a conoscere il principio del multiverso, perché essi rappresentano le energie di cui, secondo questa linea di pensiero, il multiverso è il pulsare, l'espressione esterna.

Le dieci energie sono denominate dieci oggetti della conoscenza trascendente (maha-vidya) cioè la fonte di tutto ciò che può essere conosciuto, i diversi aspetti della notte divina. Attraverso il quadro dei simboli ad essi connessi traspare il quadro del destino di ogni creatura. Nella loro forma ultima costituiscono le forze della distruzione perciò Manu4 descrive la notte come un terribile immondo. Tuttavia, i mortali, grazie alla distruzione di ogni cosa che sembra loro desiderabile e affrontando ciò che più li intimorisce, vale a dire la potenza del Tempo e della morte, riescono a liberarsi della loro schiavitù e a raggiungere il traguardo della loro esistenza, la beatitudine, suprema e senza limiti, di non esistere più.

Il primo Oggetto della Conoscenza Trascendente: Kali, Potenza del Tempo e Notte dell'Eternità

Il secondo Oggetto della Conoscenza Trascendente: Tara, la Stella, Potenza della Fame e Notte di Collera

Il terzo Oggetto della Conoscenza Trascendente: Shodashi, la Ragazza di Sedici Anni, Potenza della Perfezione e Notte Divina

Il quarto Oggetto della Conoscenza Trascendente: Bhuvaneshvari, la Signora delle Sfere, Potenza del Sapere e Notte della Realizzazione

Il quinto Oggetto della Conoscenza Trascendente: Chinna-masta, la Decapitata, Potenza del Sacrificio e Notte del Coraggio

Il sesto Oggetto della Conoscenza Trascendente: Bhairavi, la Terribile, Potenza della Morte e Notte del Destino

Il settimo Oggetto della Conoscenza Trascendente: Dhumavati, la Fumante, Potenza della Miseria e Notte della Frustrazione

L'ottavo Oggetto della Conoscenza Trascendente: L'ingannevole Bagala dal volto di gru, Potenza della Crudeltà e Seconda Notte Eroica

Il nono Oggetto della Conoscenza Trascendente: Matangi, Potenza dell'Elefante, Potenza del Dominio e Notte dell'Illusione

Il decimo Oggetto della Conoscenza Trascendente: Kamala, la Ragazza Loto, Potenza della Ricchezza e Notte di Splendore

Video: il mantra di Devi, Mahishasura Mardini Stotram

Questo mantra è chiamato Mahishasura Mardini Stotram (letteralmente, "Preghiera alla Dea che uccise Mahishasura". Pur non essendo l'unico mantra dedicato alla Dea, esso è stato selezionato e inserito qui perché commemora un'occasione in cui la Dea — nella sua forma di Durga — fu indispensabile per il mantenimento dell'equilibrio cosmico. Ella, infatti, fu l'unica che riuscì a sconfiggere il terribile asura Mahisha dopo che tutti gli altri deiShiva e Vishnu compresi — avevano fallito nell'impresa. In questa occasione, inoltre, la Dea utilizzò le armi di tutti gli altri dei vedici, unendone in un certo senso le forze. Per queste ragioni, Mahishasura Mardini Stotram è forse il mantra più adatto a celebrare la supremazia di Devi.


Bibliografia
1. Alain Daniélou Miti e dei dell'India – I mille volti del pantheon induista, BUR Saggi, 2002
2. Giovanni Filoramo, Marcello Massenzio, Massimo Raveri, Paolo Scarpi Manuale di storia delle religioni, Manuali Laterza, 1998
3. Heinrich Zimmer Filosofie e religioni dell'India, Mondadori, 1951

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