Aeton - Frammenti di Vita

Aeton - Frammenti di Vita

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In concessione da Aeton Enodios al Sensorium pubblico della Società delle Sensazioni.


OLFATTO - Arkenos, estate:

Un balzo. Una corsa. Salti la radice di una quercia. Il cuore ti scoppia nel petto, corri come fosse l'ultima cosa che farai, come se la tua vita dipendesse solo da quanto veloce riuscirai ad andare. Più veloce. Più veloce ancora.
"Aeton! Aspetta!"
Ignori la voce, continuando a correre. Un senso di sollievo ti pervade, oltre il battito del cuore, oltre le gocce di sudore che ti arrivano anche negli occhi. L'aria nella foresta sembra farsi acida. L'afa, le foglie verdi intorno, la terra calda. Diventa quasi un sapore.
"AETON!"
Scoppi a ridere, e ti getti oltre un passaggio tra le fronde. Qualcosa in te -non lui, tu, tu che stai toccando questa pietra- si aspetterebbe un portale. Invece no. Un tonfo. Morbida erba e fiori e muschio, e il monte Olimpo che dall'alto sembra splendere nel sole di Arborea mentre ti rigiri sulla schiena. Una ragazza ti raggiunge. Ha la tua età, poco più di quattordici anni. Sai che questa è la vostra età, anche se non ci pensi. Pensi alle rose che sbocciano accanto a te, all'aria che, come deliziata dall'averle accanto, si fa fresca e dolce come loro. Pensi a riprendere fiato, all'odore dell'erba nel sole, dell'erba schiacciata sotto di te, al profumo dei capelli neri di lei che si sdraia accanto a te. Respiri.
"Che bisogno c'era di correre così? I prati non scappano via!"
Le prendi la mano e chiudi gli occhi. Respiri. Sorridi. Il ronzio nelle orecchie si calma, ora puoi sentire il fiume scorrere a pochi passi da voi. L'odore del fango e la terra e l'erba bagnata, l'odore che avrebbe -o hai sempre immaginato potrebbe avere- una rana se dovessi prenderla in mano e annusarla.
"E che bisogno c'è di non farlo? Questa è l'ultima estate che posso passare così, e non intendo aspettare che mi scappi via!"
"Immagino non ti lasceranno molto tempo quando sarai in addestramento per la milizia?"
, Ephesia -è il suo nome, di colpo lo sai- ti solletica il naso con uno dei suoi riccioli neri. Odore caldo di sole. Di bosco, di more, di fiume. Fai una smorfia divertita e cerchi di non starnutire.
"Non lo so… non così, se anche fosse. Ho paura che sia l'ultima volta che sarà così, per me."
Ephesia ti guarda, sembra preoccupata per te. Spaventata dall'idea, forse? Si avvicina a te, ti stringe. La fronte umida per la corsa. La pelle olivastra profuma di estate calda, dell'essenza che suo padre ha comprato a Polykeptolon e le ha donato l'anno prima. Un legno pregiato di qualche tipo, ti ha spiegato. Quando l'hai conosciuta stavate imparando entrambi a suonare dallo stesso maestro. Suonava sempre lei prima di te, e subito dopo la lira aveva il suo profumo. Da allora, ogni volta che suoni senti il profumo di Ephesia.

TATTO - addestramento militare ad Arborea:

L'esperienza prende forma mentre sei sul punto di parare un colpo di spada. Imbracci uno scudo tondo, nella mano libera hai una lama tozza e corta. Una leggera armatura di cuoio ti protegge, anche se ha l'aria di essere del tutto insufficiente a resistere a un vero combattimento.
Il colpo si abbatte sul tuo scudo, mandando vibrazioni lungo tutto il braccio. La mano stretta sull'impugnatura, la spalla ti fa male per lo sforzo.
Sferri un colpo a tua volta, scrollando il capo per scacciare i capelli che ti cadono sul viso a ciocche fradice. Impari l'importanza dello sferrare un colpo pensando al colpo, e non al vederci o meno. Il tuo istruttore lo para senza bisogno dello scudo, una torsione della sua lama e ti ritrovi disarmato. Ti getta a terra. Le parti scoperte del tuo corpo si graffiano sulla ghiaia e i sassi appuntiti del campo.
/"/Avanti! Rialzati! Non arriverai da qualche parte solo suonando, sai?!"// Pari un colpo da terra. Poi un altro, e un altro ancora. Il braccio sembra dover cedere sotto il peso dello scudo e la violenza dei fendenti. La mano libera graffia disperatamente il terreno, cercando l'appoggio necessario a rialzarsi. Rivoli di sangue sulle gambe e le braccia, o sudore, o entrambi.
Un altro colpo, più forte. Una fitta al braccio. La tua mano destra afferra istintivamente alcuni piccoli sassi e sabbia. Nella foga, un paio ti si conficcano nel palmo.
"Forza! Non saranno tutti così gentili con te!", l'istruttore getta il suo scudo e leva la spada con entrambe le mani. E' questione di un istante.
La tua mano libera si flette, e una pioggia di sassi e sabbia gli invade il viso. Indietreggia imprecando, dandoti il tempo di rialzarti, prendergli la spada di mano, e puntargliela alla gola.
Le tue mani sanguinano per le ferite della ghiaia e le vesciche. Il tuo braccio sinistro trema per il dolore.
Il tuo avversario sorride, e ti abbraccia. Manca poco, prima di tornare a casa.

VISTA - scorreria baatezu nei pressi di Sylvania:

Spalanchi gli occhi. La testa ti gira per il risveglio improvviso e la stanchezza del viaggio da Arborea alle Terre Esterne. Intorno a te, urla e cozzare di armi. Arranchi nel buio della…tenda? E' una tenda?, verso l'uscita, seguito da altre persone. Gli occhi si abituano lentamente all'oscurità, abbastanza da riuscire a distinguere il luccichio della lama di una spada. La afferri. Vi gettate fuori dalla tenda, trovando il vostro accampamento preso d'assalto da truppe di barbazu e abishai, intenti ad affrontare, catturare o uccidere chiunque provi a fermarli. Il tempo si dilata, tutto avviene come in sogno. Il tuo vecchio istruttore a venti passi da te si lancia contro due baatezu, brandendo la sua ascia. I tuoi compagni più giovani, trafitti dalle lunghe picche dei soldati di Baator. Tutte le persone che poche ore prima cantavano e sorridevano al suono della tua lira, uccise. Sterminate. Nei loro occhi, rabbia che muta in dolore, in stupore, nel riflesso morto delle fauci sorridenti dei loro carnefici. Il loro sangue cade verso terra così lentamente che una parte di te vorrebbe correre e raccoglierlo prima che li abbandoni. Le fiamme delle tende, incendiate dall'arco di un'erinni, tingono di rosso e arancio i corpi dei caduti, le scaglie nere degli abishai, si riflettono in ogni lama ancora libera dal sangue, lo stesso che ti schizza sul petto quando un abishai rosso afferra il tuo maestro per il capo e gli strappa la testa con una semplice torsione della mano artigliata. Non senti più nulla, la spada ti cade semplicemente di mano, mentre tutti, intorno a te, muoiono o si contorcono sulla terra rossa. Non riesci a muoverti, nemmeno mentre ti si avvicina un essere disgustoso, tozzo e goffo, coperto di vesti scarlatte e dorate. I suoi piccoli occhi bruciano d'odio, di ambizione, mentre ti squadra come faceva tua madre al mercato cercando la frutta migliore da portare a casa. Un moto di nausea ti coglie quando l'essere allarga la sua larga bocca sgraziata in un sorriso, mostrando una fila di denti piccoli e appuntiti, come quelli di un pesce, e pronuncia alcune brevi sillabe. Le sue dita sottili e artigliate si muovono, pochi gesti, e torna il buio.

UDITO - tortura in un accampamento baatezu:

Davanti a te prende forma la figura aliena di un Kocrachon, il ticchettio ripugnante della sua bocca ti riecheggia nelle orecchie. Sai che potrebbe parlare, ma sei dolorosamente consapevole del fatto che la voce che stai per sentire appartiene a qualcosa di molto più potente e terribile. La creatura solleva una delle sue zampe affilate come lame, e la cala di scatto su una tua gamba. Il suono della carne che si squarcia è molto peggio del dolore che ne consegue. Il baatezu ti abbassa forzatamente il capo, costringendoti a fissare la tua ferita. Inizi a tremare, mentre i lembi dello squarcio si aprono e chiudono, come fossero la caricatura di una bocca sanguinante.
"Credo che dovresti riprendere in considerazione l'idea di servirci, piccolo umano". La voce risuona nella tua mente, sai che non proviene dalla tua ferita, ma l'essere che ti sta parlando si diverte a darti l'impressione che sia così. "Una settimana di torture dovrebbe essere bastata a farti capire che non ci stancheremo facilmente di continuare finchè non accetterai."
La vista ti si annebbia mentre la voce sfonda ogni barriera della tua mente, sprofondando come un coltello nei tuoi pensieri. E' stridula, roca, astiosa, come lo sfrigolare di uno sputo di disprezzo sulla lama arroventata di una spada appena forgiata. Sembra essere fatta di spine. Chiudi gli occhi cercando di riprenderti, e quando apri la bocca per rispondergli che preferiresti morire che servire esseri così detestabili, non è la tua voce a uscire dalle tue labbra.
"Forse ti aiuterebbe sapere che abbiamo catturato alcune persone del tuo villaggio natale, sì? I miei sottoposti sono riusciti a infiltrarsi poche notti fa fino ad Arborea, e rapire…oh, sentirai tu stesso. Procedete."
Ti trovi a fare un cenno perentorio al Kocrachon, ma non sei tu, non è a te che l'essere annuisce mentre si dirige verso una tenda. Lo sai. Non puoi essere tu. Ma sei stanco, solo stanco, e inizi a non capire più quanto resta di te, e quanto ormai appartenga ai tuoi aguzzini.
Dalla tenda, provengono voci, voci umane. Bambini che piangono terrorizzati, una donna urla. Senti il suono di lame sottili che vengono sguainate, e poi urla terrorizzate, urla di dolore, e infine dei rantoli strozzati. L'essere -la tua bocca- ti parla.
"Ritieni che la loro libertà non valga il piccolo favore che ti viene chiesto? Si tratta solo di raggiungere il Primario che ti indicheremo, andare dall'uomo che ci interessa, e lasciargli un semplice, innocuo, mazzo di carte a casa. Sappiamo che puoi farlo, ti conosciamo meglio di quanto tu creda. Sappiamo che gli altri ammassi di carne si fidano di te. Ci servi. Ci serve il tuo faccino innocente e le tue belle canzoni, o domani getteremo i cadaveri della tua gente nello Stige, insieme al tuo."
Forse impazzirai, pensi, forse entro domani non ti importerà più se sarai vivo o morto. E poi, dalla tenda, qualcuno urla di dolore. Una donna.
"La riconosci? Credo che le diremo perchè deve morire oggi. Chi è il codardo che la sta portando verso la sua fine. Credo che ordineremo ai Kocrachon di spiegarle tutto, mentre la disossano ancora viva, e ti descriveremo il suo sguardo mentre lo scopre."
Ephesia. Vorresti urlarlo, ma la tua bocca non ti appartiene più. Ti agiti e contorci, mentre il rumore di ferri roventi si mischia alle sue urla e le sue preghiere. Inizi a muovere le labbra provando a urlare di smetterla, che accetterai, che firmerai il loro contratto e farai tutto quello che dovrai, purchè li riportino tutti a casa, ma non escono parole. Scoppi a ridere compiaciuto. Dèi. Non è la tua risata. Sta ridendo di te, tu stai ridendo di te, senza poter chiedere pietà per Ephesia.
Nella tenda torna il silenzio. Un bambino piange. Senti un lamento sommesso, un singhiozzo, la senti sussurrare "perché?", incredula. Il Kocrachon esce stringendo una pergamena e si rivolge a te, ma di nuovo non è la sua voce a parlare.
"Firma. Ora. Sei ancora in tempo a salvarli, anche lei sopravviverà, se firmi adesso. Non ti assicuriamo che possa reggere una seconda sessione, tuttavia."
Chini il capo, e annuisci. Senti il rumore di una lama che taglia le corde che ti stringevano i polsi. Tremando, stringi la penna e firmi. La pergamena si illumina, inizia a emettere un suono assordante, di catene e vetri graffiati, che ti avvolgono, ti circondano, come a volerti imprigionare. Aumentano fino a farti pensare che morirai, che fosse tutta una lunga tortura insensata. E poi, di colpo il foglio ricade negli artigli del Kocrachon.
"E' fatta, dunque. Raggiungi il mondo primario di Oerth, cerca Castel Darkwood-by-Ironstead. Fatti amico l'uomo che ci vive, e la sua famiglia. Resta con loro abbastanza tempo da guadagnarti la loro fiducia e, prima di andartene, lasciagli il mazzo di carte che ti daremo. Il resto non è affar tuo. Verrai ricompensato come stabilito una volta fatto ciò che devi. Ti contatteremo ancora se ci serviranno altri servigi simili."
Annuisci stremato, meccanicamente. Hai perso. Hai sulla coscienza il dolore della tua gente, e presto anche quello di un perfetto sconosciuto, di sua moglie e dei suoi figli. Il Kocrachon ripone il contratto in un cofanetto. La pergamena sembra ronzare, sai che l'incantesimo che contiene ti impedirà di non portare a termine ciò per cui hai firmato.
"Ora che abbiamo la tua completa attenzione e disponibilità, forse dovremmo renderti partecipe di un piccolo divertente dettaglio… Proprio mentre firmavi, abbiamo avuto un'ulteriore conferma della vostra scarsa resistenza ai nostri metodi standard.", dice la ferita che hai sulla gamba, l'ultima di una lunga serie. Il Kocrachon si muove a scatti verso la tenda degli ostaggi, e scopre l'entrata. E nessuna voce malevola interrompe il tuo grido disperato, mentre un barbazu trascina fuori il cadavere sfigurato della donna che volevi salvare.

GUSTO - un mercante pozioni nel Quartiere Basso

"Salve, primaclasse! Il mio mephit mi ha portato il messaggio, ho finito poco fa di preparare l'ultima.", il basso e tozzo erborista ti sorride cortese, mentre richiudi la porta del suo negozio, lasciandoti alle spalle i due bambini urlanti vestiti di stracci a cui hai dato una spina poco fa. "Accomodatevi, prego! Spero che quello che vi propongo oggi vi aiuti nella ricerca di nuove..esperienze?"
Strizza l'occhio in modo fastidioso. E' evidente che si tratta di un altro babbo convinto che essere Sensisti significhi semplicemente abbandonarsi a qualunque cosa anche solo vagamente piacevole sia a portata di mano. Affari suoi, comunque. Ti manca solo l'esperienza del gusto, e poi avrai qualcosa da dare alla Sala anche tu, e in cambio sarai promosso a Factotum.
"Me lo auguro anch'io, amico mio", rispondi, sfoggiando un sorriso cortese ed educato. Ti accomodi su una sedia al tavolo da lavoro dell'alchimista, mentre ti porta alcune boccette contenenti liquidi di vari colori. Ne prendi uno tra le mani.
"Cristallina! Una delle preferite dei maghi. Se presa in piccole dosi è capace di-" "Sì, so che cosa fa. Grazie. Mi interessa solo sentirne il sapore."
Sorridi, vagamente infastidito dalle manie enciclopediche dell'ometto. Ne versi due dita in un bicchiere, e la bevi tenendola in bocca per qualche secondo. Il sapore è pungente, sembra invadere la bocca come menta di Bytopia, tenendolo a lungo sulla lingua è come se la rendesse insensibile. La tua mente sembra espandersi. Improvvisamente, tutto appare più vivido, più tangibile. Anche i ricordi.
Soprattutto i ricordi, scopri mentre deglutisci.
"E'… è - interessante.", tossicchi. Ti gira la testa. "Possiamo… passare a qualcos'altro?"
Il mercante ti porge un'altra bottiglietta. Ti lisci la barba mentre esamini il contenuto. Sembra un grigio opaco. Vorresti concentrarti meglio, se solo la cristallina non avesse fatto… Quello che ha fatto.
"E… questa..?", mormori, ancora perso nei pensieri.
"Quella è Mortifer, non la conoscete?"
Scuoti il capo, ancora perso. Hai sentito la domanda, forse la conosci, ma non è su quello che la tua mente si sta spostando, per ora. Le cicatrici che hai addosso sembrano riaprirsi. Ancora. Dopo più di dieci anni. Niente più cristallina, giuri a te stesso.
"Molti dei vostri la comprano! Ogni tanto la uso anche io, lo ammetto!", l'ometto ridacchia. Ti sembra così patetico.
"Cosa fa."
"Oh, beh… E' una droga ricreativa, per così dire!", fa un sorriso fastidioso. "Serve a calmare e attutire le sensazioni. Molti guerrieri la usano prima di scendere in battaglia, sapete?"
"Capisco…", mormori distrattamente, mentre la versi in un nuovo bicchiere pulito. Ne prendi un piccolo sorso.
Sapore dolciastro, leggermente sgradevole all'inizio, ma con un retrogusto speziato che si fa più forte dopo qualche secondo. Senti la mente calmarsi un poco. Non che basti un dito di questa roba a scacciare certe cose, ma in qualche modo contrasta gli effetti della cristallina. In ogni caso, hai intenzione di non avere più a che fare con nessuna delle due, dopo oggi.
Fai per berne un altro po', ma l'ometto sembra non volerti dare tregua.
"Dev'essere dura per voi, eh?"
"…Come, scusi?" Dannazione. E dovresti anche pagarlo per questo?
"Sì, insomma… La questione del nuovo factol dei Fated. Meno di una settimana che è dove sta, ma si batte che ce l'abbia a morte con la vostra Montgomery!"
Sospiri. "Non mi interessano le lotte tra factol, a essere sincero. Neanche sapevo che i Fated ne avessero uno nuovo". Preghi di non essere interrotto di nuovo, avvicini il bicchiere alle labbra, e ne bevi un altro sorso.
"Ah sì. Uno stordito tutto coperto di cicatrici, sembra anche vecchio. Quello non dura un mese, ve lo dico io. Darkwood, mi pare si chiami così."
Per poco non ti strozzi. L'uomo forse nota i tuoi occhi sbarrati, perchè scatta in piedi allarmato. "Ehi, rosso! Tutto bene? Oh dei, mi dispiace, non è mai successo, se vi serve dell'acqua vado a-"
Tossicchi un poco. "No. No, niente acqua. Mi è solo tornato in mente un- un impegno urgente. E-"
Fissi il bicchiere quasi vuoto. Bevi l'ultimo sorso. Non sa più di niente. Non senti più neanche i sapori. E così poco non basterà di certo. Ottimo. Davvero ottimo. Altro che cristallina.
"Mortifer…giusto? si chiama così?"
Il mercante annuisce, perplesso.
"Calma la mente e lenisce i dolori, dite?"
"Oh sì, certo, come vi dicevo, ci sono guerrieri che lo-"
"Ve ne compro quindici dosi."

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