Aleena - La fuga

Aleena - La fuga

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Sensazione registrata da Aleena, in concessione al Sensorium Pubblico della Società delle Sensazioni.


Eccitazione.

Il cuore batte rapido, il pesante tocco del tessuto intorno alle braccia, calore, sudore, riempiono l’aria stantia nella taverna che si appiccica contro la pelle sudata.

Sorridi, senti il freddo metallo nella mano mentre il disco di pallido ottone oscilla in giro. Frescura improvvisa quando la tunica pesante viene strappata e la danza entra nel vivo. La lussuria fiammeggia negli sguardi del pubblico che ti osserva. Lui, la vittima, divora la scena con lo sguardo. Blu intenso dei suoi occhi, il respiro concitato che smuove la sua barba incolta. Il duro legno del palco balla sotto i tuoi piedi nudi. La gioia si diffonde nella tua mente mentre balli, insieme alla sensazione di potere.

Buio, umidità, polvere. La forza del suo braccio che ti trae nella stanza, il cuore batte forte mentre corpo e mente tentano di simulare naturalezza.
Passi rapidi su per le scale, sguardi voraci in giro: nessuna guardia, una statua lucente di ottone o forse rame, raffigura un gargoyle ghignante. Piccole assi rose dai tarli reggono un basso soffitto, l'odore umido traspira dai muri gessati. Panico, la porta non ha maniglia dall'interno, è massiccia ed incastrata, sicuramente apribile dall'interno per meccanismi nascosti. Un tocco improvviso alla vita, un forte braccio che ti cinge e ti trascina su per la tortuosa scala a chiocciola.La sua voce profonda che risuona bassa, la tua mente distratta la coglie appena, intima di essere silenziosa. Vago odore di muffa, qualche ragnatela solletica i capelli.
Di sopra il tutto pare un altro mondo. Pietra e marmo abbagliano la vista, luci soffuse di candele dalle nicchie, calore portato da condotti ben nascosti, tappeto di velluto rosso al centro, decorazioni dorate, un visibile meccanismo di trappola per la scala appena salita.
La forza dell'uomo ti trascina avanti, ti nasconde in un alcova improvvisamente mentre si erge eretto nel corridoio, percepisci la sua tensione, quasi annusi la sua paura. Rapidi passi silenziosi, quattro paia di stivali, voci maschili parlottano, rombo del cuore nelle orecchie, respiro trattenuto fino a scoppiare. Suoni di risa e commenti, i passi superano l'alcova.

Una forte mano ti trae fuori dall'ombra e ti guida innanzi verso una camera buia, la sua pelle freme di eccitazione per lo scampato pericolo. Vieni sospinta con desiderio su un ricco letto, il peso e il calore di lui che quasi ti schiacciano.

Minuti o ore dopo, forse giorni. Il sapore del vino indugia nella tua bocca, l'odore di mandorle amare nella bocca di lui. Sentimento strano aleggia, dispiacere forse? Il respiro é molto lento, il battito debole, ma lui è vivo, la mano ancora appoggiata sulla coppa di peltro, lo sguardo perso e la voce drogata mormora sommessamente.
Una corrente fredda sulla tua pelle nuda, brivido, il contatto coi vestiti da conforto. La chiave nascosta nel suo bracciale è piccola e aguzza, fai molto sforzo per liberarla, finché la catenella cede a una piccola leva. E odi il tintinnare sordo della coppa che dalle sue mani rotola sul tappeto macchiando di vino le suole dei tuoi stivali…

Silenzio.

Il cuore sembra ancora fermo mentre guardi nel fulgore del corridoio, abbacinante ora, dopo il buio. Passi rapidi che durano un'eternità, il fiato bruciante trattenuto, il terrore di far ancor rumore, di udire passi.

La mano trema mentre la chiave scivola nella fessura. E' li dove ha detto, richiami alla mente il mormorio drogato di lui, ma il buco è minuscolo e il tremito della mano troppo forte. Un boato assordante, o forse un semplice click, difficile a dirsi perché tutto si confonde con il cuore che martella nelle orecchie. L’aria sembra vuota nei polmoni, e trattieni il fiato finché la parete di marmo cede e rivela la nicchia, lo scintillio delle torce sull'oggetto trafigge i tuoi sensi.

Il metallo è freddo e scivoloso, i legacci di cuoio intorno bruciano come corda strofinata sulla pelle, ma reggono, la pelle si irrita dallo sfregamento. Diminuisci la forza della presa, le nocche bianche, e richiudi l'alcova. Respiri profondamente per calmarti, credi che il tuo cuore possa essere udito ovunque.

Passi nel corridoio, una corsa folle a piedi nudi, tra l'esultante e il terrorizzato, rimpiangi gli stivali abbandonati pregni di vino, temi il peggio. Pazienza, ti sforzi di pensare, meglio essere rivelate dopo che subito…. un filo di vento giunge da destra, rinfrescando la pelle e promettendo respiro.

Una stanza adorna, cristalli gelidi emettono una flebile luce, un piccolo quadrato nel muro con un piccolo abbaino, più che una finestra, il cui legno odora di marcio, nascosto da incenso sul parapetto.

Dolore, ti graffi e il panico dilaga, in un senso di costrizione e trappola. La finestrella pare stringersi sulle anche mentre ti divincoli. Pochi metri più sotto un vicolo fetido dell'alveare: l'odore pungente sembra respingerti dentro nuovamente, quasi senti una mano stringersi alle tue caviglie ancora in quel mondo che non vuol lasciarti, ma è solo paura.

Un gemito, una frustata bruciante, la pelle lacerata dallo spasmo e lo sforzo, libertà finalmente! Pezzi di vestito si lacerano sui chiodi della finestrella, il fianco dolorante e graffiato, ma le membra sono libere. Una gamba regge il peso, la testa all'ingiù, la vista dell'anello è bizzarra da qui. Il sangue preme lentamente alla testa, il trofeo pesante e ancora scivoloso tra le mani.

Un piccolo spasmo del ventre, una forte spinta della gamba libera, la sensazione di vuoto e il fischio dell'aria sul corpo libero, mentre intorno tutto gira rapido. L’urto potente ai tuoi piedi, mentre i muscoli assecondano l'impatto col suolo e l'aria viene cacciata via quando ti rannicchi, la mano sfiora il suolo sudicio, appiccicoso, e il piede nudo si ferisce appena al contatto con la sporcizia, una cortina turchese vela i tuoi occhi quando i capelli ricadono giù, un azzurro sipario che mostra l'uscita di scena, puzzolente eppur fulgida in questa vista onirica.

Dai un ultimo sguardo alla casa, in un punto senza finestre; un’ombra di incertezza, preoccupazione forse? Con la testa bassa ti affretti in una corsa rapida, un riso fremente dentro, gioia ed esultanza salgono ad ogni passo sul selciato, anche i piedi nudi sembrano dimenticare il dolore, i graffi si rinfrescano all'aria sudicia e appestata di smog come fossero sotto una cascata cristallina.

Eppure un lieve senso di colpa e una piccola speranza, un sentimento affettuoso per uno sconosciuto, ti accompagnano nella corsa.

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