Anime Dannate

Anime Dannate

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di Azalin Rex

Il "risveglio" dalla meditazione fu particolarmente duro. Non che sognasse durante le sue trances rigenerative, ma l'impressione di essere vicino alla soluzione era stata particolarmente forte.
Non si alzò dal letto, presso il quale era in piedi, più per abitudine che per altro, non si stiracchiò nè sbadigliò: quelle erano cose che aveva lasciato ai mortali nel momento in cui aveva intrapreso la Via della Non-Morte.
Fu subito pronto per l'azione.
Un senso di urgenza turbava la sua solita quiete.
Gli occhi rosso acceso si mossero rapidi nelle orbite vuote del suo teschio, come cercando di mettere a fuoco qualcosa.
Ovviamente questa era solo un'impressione: la sua vista era perfetta in ogni condizione di luce, il moto delle pupille luminescenti rispecchiava solo il movimento della sua mente alla ricerca della causa di quella sensazione.
Finalmente riuscì a mettere a fuoco il problema, ed immediatamente alla statuaria immobilità si sostituì il moto.
Il Lich uscì dalle sue stanze, recandosi nel laboratorio, dove un cadavere attendeva la sua autopsia, le esequie e la successiva cremazione.
Ordinando al suo assistente di passargli i ferri per l'autopsia il Lich si mise all'opera.
Le cause della morte erano chiare: le ferite causate da una ventina di colpi di un'arma tagliente, forse una spada, segnavano il cadavere, tuttavia in quel corpo c'era qualcosa di strano. Oltre alla brutalità dell'omicidio, oltre le condizioni pietose in cui il cadavere era stato ritrovato (ma chi muore nell'hive difficilmente ha un'aspetto migliore dopo il passaggio degli abitanti) qualcosa di più significativo aveva colpito il Lich.
Forse il legame che la sua non-morte ha con l'energia arcana gli diede l'ispirazione per il suo successivo gesto, forse fu solo un'intuizione del momento.
Azalin lanciò un incantesimo per riconoscere la presenza di aure magiche.
Il cadavere iniziò a brillare della pallida luce azzurra rivelatrice.
Qualcosa era all'interno del cadavere, qualcosa la cui aura magica indicava una potenza non indifferente.
Decise quindi di verificare.
Con la praticità di chi ha compiuto il gesto migliaia di volte, e la mano ferma di chi possiede un corpo che risponde al solo pensiero, incise l'addome e il torso del cadavere, rivelando gli organi interni, e tra di essi, un cristallo dalla radianza magica evidente.
Il cristallo era nero alla vista, e caldo al tatto, nonostante il cadavere fosse ormai freddo da giorni.
In esso percepiva una forte aura di Necromanzia, ma di un tipo differente dal solito: qualcosa di più pernicioso.
Prese il cristallo e lo posò su uno scaffale, richiuse il cadavere e ne eseguì le esequie in forma abbreviata, ordinando poi allo scheletro di cremarlo nel forno vicino.

Azalin si recò quindi presso il mortuorio dove svolse le funzioni quotidiane e, al termine del servizio, rientrò in casa per esaminare con più calma il cristallo nero.

Passarono lunghi giorni, tra incantesimi alambicchi e tomi polverosi, intervallati alle ore quotidiane nel mortuorio, in cui il Lich sfruttando la sua tempra soprannaturale non si concesse riposo.

Alla fine Azalin riuscì a carpire il segreto di quel cristallo:
Esso conteneva l'anima del malcapitato, intrappolata in quel modo da un antico incantesimo a lungo dimenticato e pronta per essere consumata da qualche essere senza scrupoli.
Velocemente Azalin distrusse il cristallo, lasciando l'anima libera di percorrere il suo cammino verso la Vera Morte.
Il potente incantesimo da lui ritrovato durante la ricerca sul cristallo era di natura troppo malvagia per essere usato su esseri le cui anime avessero ancora la possibilità di evolvere verso la Vera Morte, quindi Azalin decise di non usarlo mai su essi.
Tuttavia, le anime dei planari, esseri legati all'essenza dei loro illusori piani di origine e quindi impossibilitate per loro stessa scelta in quel cammino, rappresentavano un bersaglio ideale per quell'incantesimo…

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