Introduzione
Le leggende degli gnomi sono famose per il loro spirito e la loro arguzia. Mentre le altre culture si concentrano sui racconti di forza e di valore o sulle tragedie, nelle loro leggende gli eroi degli gnomi tipicamente vincono con l'inganno o con l'astuzia. L'unica eccezione è costituita da una serie di racconti sugli "uccisori di giganti", ma anche questi mettono l'astuzia sullo stesso piano del valore marziale. Sono poche le leggende gnomesche a non avere un lieto fine, e ancora meno quelle che riguardano la morte di un eroe. Le leggende degli gnomi per lo più mettono un oggetto o un artefatto al centro della storia invece di una persona.
Le leggende degli gnomi sono spesso usate come mezzo per trasmettere un insegnamento o stimolare un pensiero su un certo argomento in modo elusivo. Le leggende vengono raccontate e ripetute nelle commedie, nelle storie e nelle canzoni degli gnomi; le più conosciute hanno decine di varianti, se non addirittura centinaia.
La leggenda
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Jakobean Tillsplitter Philonius Cashion Fireheart Musskit, talvolta conosciuto come Jack, era uno gnomo di una certa fama nel suo villaggio. Aveva ingegno acuto, riflessi rapidi, passo veloce e capelli fulvi come un fuoco pallido. Sapeva come far ridere le pietre e riusciva a far commuovere i raggi di sole. Senza alcuno sforzo, poteva sfilare una moneta dalle vostre tasche, e riusciva a farvi andare via contenti con una canzone nel cuore per il favore.
La sola debolezza di Jack era la sua pigrizia, e questo è un difetto a dir poco terribile per uno gnomo. Anche se riusciva in tutto ciò che faceva, Jack aveva fatto, in realtà, ben poche cose nella sua vita. Saltava da un compito all'altro, senza mai fermarsi a fare una cosa sola. I suoi genitori lo chiamavano "ossa stanche", mentre il capo del suo clan lo aveva soprannominato "mani molli"; ma Jack li prendeva tutti in giro e faceva di testa sua.
Alla fine, dopo che Jack ebbe passato un'intera giorrnata a gingillarsi con un'attraente gnoma pastorella invece di consegnare un messaggio, il borgomastro del suo villaggio perse la pazienza. "Jack", disse, "Qui non puoi più stare, se non hai voglia di lavorare. Prendi le tue cose e vai un po' in giro per il mondo. Vedi se c'è qualcosa che ti piace fare!" Jack, allora, abbassò il capo, sorrise, abbracciò i suoi genitori, baciò una fanciulla o tre e se ne andò un po' in giro per il mondo a vedere se c'era qualcosa che — dopotutto — gli piacesse fare.
Jack vagò da un posto all'altro per un po' di tempo, con uno zaino sulle spalle e un coltello molto, ma molto affilato alla cintura, fischiettando mentre girava per il mondo. Vagò di qui e di là, ma non trovò nulla che gli piacesse più della sua casa. Per questo si sentì triste, ma decise di andare avanti lo stesso. Il sacco delle sue provviste si svuotò molto in fretta, ma Jack era troppo pigro per lavorare al fine di riempirlo di nuovo. Iniziò a preoccuparsi, e si chiese se sarebbe tornato a casa come uno straccione.
Proprio allora, Jack giunse sulla cima di una collina. Il sole tramontava e sulla valle scendeva il velo dell'oscurità. Jack non aveva nessun posto dove andare a dormire. Alcune luci si accesero tuttavia sotto di lui, ed egli poté scorgere un grande castello tutto illuminato e felice. Capì che quel posto faceva al caso suo, e si avvicinò alla porta.
Quando guardò nel corridoio, vide che il castello apparteneva ad un gigante, un bruto puzzolente e sconcio, con braccia grosse come tronchi d'albero e un alito che sapeva di puzzola morta. Nel salone del castello, il gigante era seduto a tavola e, mentre affilava un lungo coltello, cantava tra sé: "Canto una canzone magica per cuocere il mio pane, spaccare le ossa a un elfo e staccare la testa a un nano / con grida umane e abiti da gnomo, e il sangue di un orco che si schiaccia sotto ai miei piedi".
"Così è questo che hai in mente, non è vero?" Jack disse a se stesso. "Bene, lo vedremo". Jack si allontanò di soppiatto dal castello ed ebbe un'idea. Più tardi, armato solo del suo ingegno e del suo coltello molto, ma molto affilato, Jack si presentò alla porta e bussò tre volte con un bastone da passeggio.
Il gigante aprì la porta e grugnì. Aprendo la bocca mostrò un orribile ghigno storto e malvagio, con voragini oscure dove un tempo c'erano stati i denti.
"Mi serve un riparo per la notte. Posso fermarmi qui?" disse Jack, con un viso che era l'immagine dell'innocenza.
Il gigante rispose con un grugnito. "Certamente! Sei il benvenuto". Mostrò a Jack una piccola stanza buia, con un letto e una pila di legna da ardere contro un muro. "Quando avrai passato una notte sotto il mio tetto, non vorrai più stare da nessun'altra parte". Il gigante sogghignò, divertito dalla sua stessa battuta. Jack rise con lui, fingendo di non capiire a cosa alludesse il suo anfitrione. "Sogni d'oro, piccolo gnomo". Il gigante chiuse la porta e se ne andò.
Jack esaminò la stanza. Il pavimento era scuro e macchiato in alcuni punti, così come lo erano le lenzuola. Anche se Jack non riuscì a capire cosa fossero quelle macchie, ebbe il sospetto che non si trattasse di semplice vernice. Cercò nella stanza un ceppo di legna da ardere che fosse quasi della sua taglia, poi lo mise nel letto al suo posto.
Jack, con un gesto della mano e arriciando il naso, diede la vita a quel ceppo di legno. All'improvviso, il ceppo divenne del tutto identico ad un Jack profondamente addormentato. Il vero Jack si arrampicò in cima alla catasta di legna vicina alla porta, estrasse il suo coltello molto, ma molto affilato e aspettò che il gigante tornasse.
In verità, erano passate poche ore, quando la porta si aprì molto lentamente. Un sottile raggio di luna balenò attraverso l'uscio, diventando sempre più intenso man mano che il gigante apriva la porta. Quando la porta fu abbastanza aperta, il gigante entrò di soppiatto, portando con sé un bastone grande come un albero. Si chiuse la porta alle spalle e strisciò fino al letto. Senza fare alcun rumore, sollevò il bastone e lo schiantò sul ceppo da ardere una, due, tre volte.
Jack colse l'occasione al volo e si gettò dalla catasta di legna, atterrando a piedi uniti sulla schiena del gigante. Quest'ultimo era così confuso che cessò di far piovere colpi sul letto, ma non ebbe il tempo di scuotersi Jack di dosso. In un battibaleno, Jack prese il gigante per i capelli e colpì con un movimento rapido e leggero, avanti e indietro, zic zac, e il gigante cadde a terra morto con la gola squarciata da un orecchio all'altro.
Jack scese dalle spalle del gigante ed esplorò il castello. In un'alta torre trovò una principessa e la liberò spezzando il lucchetto che chiudeva le catene con il suo coltello molto, ma molto affilato. La principessa era felice più che mai per essere tornata in libertà, e baciò Jack sulle guance per ringraziarlo. Riempì il suo zaino di provviste e gli diede un altro sacco pieno d'oro, chiedendogli di restare e di respingere ogni altro gigante che si fosse presentato. Jack, tuttavia, rifiutò. Quello era senz'altro un bel castello, ma a Jack piaceva tanto quanto la sua casa, e la principessa non era più bella dell'ultima fanciulla gnoma che aveva baciato.
La principessa pianse e gli disse addio, e nel salutarlo lo chiamò Jack l'Uccisore di Giganti, un titolo che gli piacque molto. Quando Jack tornò al suo villaggio, la sua famiglia e il borgomastro furono felici e sorpresi di rivederlo. Egli mostrò il suo coltello molto, ma molto affilato e la sua sacca piena d'oro e disse loro che era tornato per restare. Quando gli chiesero se avesse imparato qualcosa, egli rispose: "Non hai bisogno di fare nulla, se riesci bene in tutto ciò che fai. Ho trovato la cosa che so fare meglio, e Jack l'Uccisore di Giganti sarà per sempre il mio nome". E il suo coltello molto, ma molto affilato, che fu usato per uccidere molti giganti, venne conservato dopo la sua morte e usato per secoli dagli altri uccisori di giganti che vennero dopo di lui.
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La leggenda di Jack nella campagna
Spunti per l'avventura
Il coltello molto, ma molto affilato di Jack l'Uccisore di Giganti è particolarmente adatto come oggetto magico ricevuto in eredità da un personaggio o come obiettivo di un'avventura per un intero gruppo di eroi. Il primo gigante ucciso da Jack aveva molti tesori nella sua dimora, ma nessuno tranne Jack sa dove sorgesse questo castello. I personaggi potrebbero interrogare lo spirito di Jack (tramite parlare con i morti o altra magia di divinazione) per conoscere l'ubicazione del castello, e poi recarsi laggiù e affrontare i suoi nuovi occupanti.
Consigli per l'interpretazione
Quasi tutti gli gnomi brillanti ma pigri sono chiamati "uccisori di giganti", anche se solo alcuni intraprendono davvero la carriera di uccisore di giganti e vivono di quello. I primi sono di solito sbeffeggiati, mentre i secondi sono celebrati come eroi; a questi ultimi non viene mai fatto mancare nulla nel corso delle loro esistenze. Molti giovani gnomi in età precoce prendono la decisione di diventare uccisori di giganti, ma pochi seguono quella vocazione fino all'età adulta.
(IMPORTANTE! POLICY: Gran parte del testo è liberamente tratto e in parte adattato dalle fonti citate e comunque dalle pubblicazioni Dungeons & Dragons della TSR e della Wizards of the Coast, nonchè dalle traduzioni ufficiali della 25 Edition, oltre ad altre fonti come le pubblicazioni della PAIZO Publishing per Pathfinder, che mantengono i diritti, intellettuali e non, sull'ambientazione e i suoi elementi. Allo stesso modo tutte le immagini sono coperte da copyright e vengono presentate senza alcuno scopo di lucro, corredate di autore e proprietario, e pertanto non sono riproducibili o utilizzabili in nessun ambito commerciale.)